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La trippa alla romana è un piatto famosissimo nel nostro Paese, anche chi non l’ha mai mangiata ne ha certamente sentito parlare almeno una volta. Anche se ormai la si cucina in tutto lo stivale con diverse varianti, la trippa alla romana nasce a Roma ed è qui che ogni sabato si impone sulle tavole dei romani e nei ristoranti, come vuole la tradizione. Sì perché il sabato a Roma si mangia la trippa. E’ un piatto che viene considerato povero, ma che oggi è tornato alla ribalta come tanti altri piatti che hanno fatto la storia delle cucine contadine, considerati oggi pietanze nobili. La trippa alla romana scalda il cuore, mette gioia ed  è proprio il piatto dei pranzi in famiglia. Con quel profumo di cucina genuina, i colori accesi del pomodoro e più tenui delle frattaglie, il suo gusto inconfondibile, sempre accompagnato da una fetta di pane, meglio se abbrustolito. La trippa alla romana ha un buon valore nutritivo perché ricco di vitamine e minerali, ma povero di grasso (solo il 5%). Provenendo dalla tradizione povera è anche economica e gli ingredienti sono facilmente reperibili. La ricetta di oggi è decisamente facile e veloce da preparare, abbiamo puntato su una trippa precotta per agevolarvi il lavoro, ma rispetta in pieno la ricetta originale della mitica Sora Lella, colei che l’ha resa celebre in tutta Italia. Ritroviamo infatti i due ingredienti principali della trippa alla romana originale: la menta romana e il pecorino romano. Vedrete, questa ricetta vi farà innamorare!

Ingredienti per 2 persone

  • Trippa precotta: 500 g
  • Aglio: 1 spicchio
  • Sedano: 1 costa
  • Cipolla: 1/2
  • Carota: 1
  • Menta romana: 1 rametto
  • Vino bianco secco: 100 ml
  • Salsa di pomodoro: 250 ml
  • Acqua: 200 ml
  • Sale: q.b
  • Peperoncino: q.b
  • Chiodo di garofano: 1
  • Pecorino romano grattugiato: 30 g
  • Preparazione: 40 minuti
  • Cottura: 1 ora
  • Totale: 1 ora, 40 minuti
  • Calorie: 559 Kcal/porzione

Preparazione

1

Tagliate la trippa a striscioline di 2 cm

2

Sciacquate la trippa sotto l’acqua corrente.

3

Tritate il sedano, la carota e la cipolla, sbucciate lo spicchio d’aglio.

4

In un tegame aggiungete le verdure tritate, l’olio e lo spicchio d’aglio.

5

Fate soffriggere, unite la trippa e mescolate.

6

Aggiungete il peperoncino e il chiodo di garofano.

7

Aggiustate di sale e lasciate cuocere in bianco per 10 minuti con un coperchio a fiamma bassa.

8

Togliete il coperchio e sfumate con il vino bianco.

9

Lasciate evaporare tutto l’alcool quindi aggiungete la salsa di pomodoro

10

Unite l’acqua, mescolate e aggiungete la menta.

11

Richiudete con il coperchio.

12

Portate a cottura, circa 40 minuti, dovrà risultare morbida. Servite con una spolverata di pecorino grattugiato.

Consigli e suggerimenti

Se cercate l’abbinamento di vino perfetto, vi consigliamo un rosso di buona struttura, come un Cannonau di Sardegna. In alternativa un rosato fermo, di medio corpo, laziale, per restare in famiglia. Un Vignanello rosato andrà benissimo.

La celebre Sora Lella aveva consigliato in un vecchio video di aggiungere dei chiodi di garofano spiegando che avrebbero aiutato a togliere il sapore di trippa.

Se non si ha la menta in casa o se non piace il suo sapore, si può sostituire con il prezzemolo.

Se si vuole utilizzare la pentola a pressione si devono dimezzare i tempi di cottura.

Volendo si possono sostituire la cipolla con lo scalogno. Per una versione più delicata possiamo anche utilizzare un trito di porro.

Conservazione

La trippa di tipo chiaro, che abbiamo utilizzato nella nostra ricetta, può essere conservata in frigo 4-5 giorni, meglio se immersa in acqua fredda, per evitare che ingiallisca.

Storia e curiosità

Avete presente l’espressione “non c’è trippa per gatti?” , si riferisce proprio ad una situazione realmente esistita. Fino all’inizio del ‘900 , la trippa alla romana era l’unica fonte di proteine per la popolazione. Veniva anche utilizzata dal comune per sfamare gli amati gatti della città. Nel 1907 però, il sindaco Nathan eliminò questa abitudine con lo scopo di risanare le economie cittadine. Da qui l’espressione “non c’è trippa per gatti”

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